Nel 1910 nasceva il S. Guglielmo. Il nuovo piroscafo fu costruito dai cantieri D.& W. Henderson di Glasgow nel marzo del 1911. Con una stazza di 8341 tonnellate , poteva ospitare 2200 emigrati, più 50 passeggeri di prima classe e 75 di seconda classe. Il S. Guglielmo parti’ per il viaggio inaugurale da Napoli per New York il 31 ottobre del 1911. Nel 1912 i tre transatlantici dei fratelli Peirce (S.Guglielmo, S. Giacomo e S.Giorgio) avevano trasportato 16000 emigrati negli Stati Uniti.
Il relitto del San Guglielmo giace, a circa 30 metri di profondità, di fronte al porto di Loano (Savona). Rappresenta quanto resta di uno dei transatlantici dell’era della Grande Emigrazione verso le Americhe, in particolare verso gli Stati Uniti. L’affondamento, da parte di un sottomarino tedesco, avvenne a circa 800 metri da riva. La nave partita da Genova l’8 gennaio 1918 navigava verso New York scortata dal cacciatorpediniere Bersagliere.
La storia narra, nel dettaglio che il S. Guglielmo, requisito dal governo, stava viaggiando, scortato dal cacciatorpediniere Lanciere, assieme al S. Giovanni verso New York.
Il S. Guglielmo era partito da Genova alle ore sette con 124 uomini di equipaggio. A Savona il cacciatorpediniere Lanciere venne sostituito con il gemello Bersagliere. Su precisi ordini della difesa Traffico le due navi navigavano vicine alla costa, quando il S.Guglielmo venne colpito da un siluro di un sommergibile tedesco ed affondò appunto a circa 800 metri fuori la costa di Loano ad una profondità massima di 30 metri. Il Comandante diresse immediatamente verso la costa, tentando di incagliare la nave per evitarne l’affondamento, ma i danni erano troppo gravi, e la San Guglielmo affondò in prossimità della costa di Loano. Un uomo dell’equipaggio morì nell’affondamento.
Il piroscafo è stato lavorato abbondantemente dai palombari dell’Artiglio durante gli anni venti; questi hanno sventrato la nave e recuperato il recuperabile.
L’immagine attuale si presenta come grande scheletro svuotato con lamiere e putrelle e sul fondo sono visibili molti oggetti di uso corrente (piatti, piastrelle, ecc), oblò, ringhiere, cime ecc… Il tutto conferisce un fascino particolare all’immersione.
La profondità non eccessiva del San Guglielmo (30 metri massimo) permette tempi di fondo importanti anche in circuito aperto soprattutto con l’uso di miscele iperossigenate. Il relitto si sviluppa per circa 150 metri ed è pedagnato più o meno al centro. La zona poppiera risulta meno disastrata. Al fondale fangoso spesso si accompagna una visibilità non eccezionale impedendo di apprezzare la vastità del relitto.